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Il mondo dei motori affascina appassionati di tutte le età. Ma per capirlo veramente bene, è necessario osservarne il dietro le quinte. Bisogna approfondire le peculiarità e la storia di aziende che, attive nel campo da anni, sono in grado di offrire soluzioni di qualità a chi ama le quattro ruote o le vive in prima persona per motivi professionali.

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[ULTIMO AGGIORNAMENTO: 4/05/2019] Per ragioni sportive e di salute, pur non essendo astemio (giammai!), sono un abituale consumatore di birra analcolica da svariati anni. Non appena ne esce una nuova mi precipito a testarla e, con buona approssimazione, posso dire di aver assaggiato tutte le birre analcoliche attualmente in vendita in Italia. Se molti brand stanno, nell’ultimo periodo, spingendo anche lato marketing il loro prodotto senza alcool, significa che l’utenza di questo tipo di bevanda sta crescendo. Ritengo quindi un dovere civico —anche per svecchiare un po’ i contenuti del blog—  stilare una mia personale classifica delle migliori birre analcoliche sul mercato. 

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Con le decine di milioni di euro risparmiate dalla RAI in seguito all’eliminazione dai Mondiali della nostra Nazionale (Sky e Mediaset si sono spartiti i diritti televisivi), era lecito aspettarsi un’edizione con i fuochi d’artificio: ospiti di superlusso, una cordata di conduttori, fregne che escono anche dal pavimento, scenografie da film di Spielberg. E invece, pare, non sarà così. Un po’ sottotono causa imminenti elezioni e la promessa -purtroppo pienamente mantenuta!- di mettere al bando le solite canzonette, parte anche quest’anno la kermesse del Festival di Sanremo 2018. 68° edizione del Festival della canzone italiana. A fine serata, al Dopofestival, Mario Luzzato Fegiz dichiarerà a gran voce: “Si può fare audience anche con canzoni impegnate!”. No, carissimo. A tirar su lo share è stata per lo più la presenza di Fiorello. 

Ma come ogni anno, vediamo le canzoni una ad una…

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C’era davvero bisogno del sequel di un film cult, Blade Runner (Ridley Scott, 1982), uscito trentacinque anni orsono e che ha fatto addormentare un’intera generazione di (oggi) quarantenni? Probabilmente NO. Tuttavia, il 2049 di Villeneuve (Arrival, Sicario, Enemy ecc.), con alle spalle la produzione proprio di Ridley Scott, che si incastra (ed espande, con rispetto) perfettamente nell’ideale continuity dell’originale è un’opera che ha una sua logica d’essere, merita una visione -ovvero: merita una visione al CINEMA, diversamente si perde l’80% del wow-factor dato da fotografia e scenografie- e forse anche più di una.

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Tratto dal romanzo “Dog Eat Dog” (1995) di Edward Bunker, il DTV del 2016 di Paul Schrader ha invero trovato un posticino nelle sale italiane (pochissime, a Torino solo due cinema d’essai) in questi giorni. Visto ieri sera (19/07, spettacolo delle 21.15) nell’unico cinema di Torino che lo proiettava doppiato, il Fratelli Marx (a chi interessa, nell’altro cinema, quello di Via Carlo Alberto, lo danno in lingua originale), presenti in sala io, JLP e altre sette / otto persone.

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C’è un proverbio che dice: se metti una goccia di vino in un bicchiere di piscio, ottieni piscio; se metti una goccia di piscio in un bicchiere di vino, ottieni piscio. Non ho mai realmente capito l’utilità quotidiana di quella che -con minimo atto di fede- ho sempre assunto come una profondissima saggezza popolare. Fino a quando non ho avuto modo di vedere qualche film prodotto/distribuito in esclusiva VOD da Netflix, i cosiddetti: “Originali Netflix”.

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Se sei un appassionato di scommesse sportive non puoi non aver sentito parlare di Betfair, la celebre agenzia inglese di scommesse online che, fondata nel 2000, nel 2011 è diventata la più grande al mondo nel campo del betting exchange (su questo punto tornerò dopo e. più diffusamente, in un post separato). Inoltre, con la recente fusione con il colosso irlandese Paddy Power avvenuta a inizio 2016, Betfair è entrata nell’olimpo delle maggiori agenzie di scommesse sportive del mondo, arrivando a fatturare quasi mezzo miliardo di dollari l’anno.

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Colpevolmente lisciato durante il periodo di programmazione nei cinema (sia a Febbraio che ad Aprile), con l’uscita del Blu Ray ho finalmente visto “Lo Chiamavano Jeeg Robot”. E com’è? Com’è?! Guarda, mio anonimo e immaginario lettore, anche dopo aver inserito ogni forma di patriottica esaltazione alla voce ‘tara’, potrei riassumere questa recensione con una sola parola: stupefacente