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Si pensa che siano le scelte e le loro conseguenze [Domino-S] , oppure il valore e le relazioni umane [Domino-P]  a regolare le cose dell’umanità. Certo, sarebbe vero in un universo semplificato ideale, in cui il libero arbitrio e l’accoppiamento sono  meri diversivi dal dormire, dal mangiare e dal cagare. Ma la civiltà così come la conosciamo oggi, frutto di un processo iniziato solo 70.000 anni fa, è stata resa possibile –ti sorprende sempre quando ci pensi– grazie alla capacità di creare, immaginare, proiettare sovrastrutture.

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Anni fa un’equipe di scienziati con una quantità di tempo libero pari a non sappiamo come cazzo riempire le giornate, decise di organizzare un esperimento antropologico. Valutò quindi un gran numero di volontari che rispondevano al profilo richiesto, ovvero essere eterosessuali e avere sincero desiderio di trovare un partner per una relazione duratura.

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Indipendentemente dall’organo con maggior diritto di voto (testa, cuore, nel caso degli uomini l’uccello è spesso azionista di maggioranza), nella vita ti trovi quasi quotidianamente a compiere delle scelte. Alcune sono più di routine e meno importanti: “Semaforo giallo, mi fermo o passo?“, “Mangerò uova o bresaola a colazione?“, altre invece non sono solo importanti, ma hanno un effettivo impatto su tutto ciò che verrà dopo averle fatte.

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Sei un uomo e ti devi difendere da solo. Neanche tuo padre, suo malgrado, ti ha mai potuto proteggere.

Rifletti su questo, qualche istante dopo aver fatto due passi in un mondo alternativo in cui per una volta, una sola cazzo di volta, l’unica volta che ne hai davvero bisogno, c’è qualcuno che si schiera dalla tua parte. Che ti dice stai tranquillo, ci penso io. Che ti dice respira, non devi avere più paura del passato. Che ti dice non me ne laverò le mani.

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Continua dalla parte 1 – Gambler Inside (a novel) – Parte 1 e continua dalla parte 2 – Gambler Inside (a novel) – Parte 2

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Ora, il mio amico, per sua stessa ammissione, non capisce nulla di baseball. Sa che è uno sport che si svolge su un campo denominato diamante, sa che questo presenta una serie di basi e che i giocatori, indossando il tipico cappellino, comunicano a gesti con l’allenatore. Poco altro. Di certo non ha la minima idea delle ragioni per cui una squadra dovrebbe prevalere sull’altra.

Quando un gambler confida ad un altro gambler di avere una dritta sicura gli si crede. E’ un atto d’onore. Fideistico. Il mio amico, il cui senso critico è già appannato dall’ennesima giocata andata a vuoto, decide che quella soffiata è l’occasione non solo per risanare un bilancio pesantemente negativo, ma per chiudere, in un sol colpo, la scommessa definitiva, il Sacro Graal di ogni gambler: punti tanto, incassi tantissimo. A rischio zero.

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Anni prima di diventare famoso come scrittore del romanzo “The Exorcist” [da cui nel 1973  sarebbe stato tratto “L’Esorcista” di Friedkin, il film horror più famoso e remunerativo di tutti i tempi], William Peter Blatty partecipò come concorrente alla trasmissione a premi “You Bet Your Life” (1950) condotta da Groucho Marx, una sorta di antesignano dei vari cloni ed eredi di Lascia o Raddoppia di cui è tutt’ora fin troppo ricca la televisione italiana.

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Il led giallastro dell’auto segna le 3.00 e il km 150.

Alla radio un criminologo di cui non ricordo il nome narra con voce concitata, come se stesse leggendo Cimitero Vivente ad una classe delle elementari, la breve storia di un mancato serial killer il quale, dopo il primo e sfortunatamente per lui unico omicidio, tagliò di netto le mani della vittima e cosparse la scena del crimine di mozziconi di sigaretta raccattati in un centro commerciale; ‘