Era nell’aria da almeno 10 anni e non solo tra gli addetti ai lavori. All’indomani dell’insediamento di Marco Tronchetti Provera al timone della Pirelli gli obiettivi erano chiari: crescere, internazionaiizzare, rimanere al passo con i grandi competitor del settore. Per perseguire questo obiettivo servivano due cose: Grandi capitali e investitori a lungo termine, e alleanze strategiche sui mercati internazionali (ricordo che già adesso il 94% del fatturato Pirelli matura all’estero). Le pagine dei rotocalchi di finanza e generalisti degli ultimi giorni si rimbalzano -con un piglio quasi di moralistico sdegno, soprattutto nei commenti- la recente acquisizione della maggioranza delle quote del gruppo da parte di Chinachem Corp. Inevitabili i commenti di quanti lamentano la perdita di un ennesimo gioiello del made in Italy nel mondo (i casi più famosi sono Gucci e Bulgari), quel made in italy cui tutti sembrano tenere fino a ché non si tratta di investire capitali propri.
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